La mia vita è cambiata da quando sono diventata mamma... Allora mi sono detta: "deve cambiare anche il mio blog!". E questo è quello che ne è saltato fuori!

venerdì 23 febbraio 2007

HEART&SOUL

Lunedì sera...
...Milano di notte, Milano magica, Milano quasi bella. Soprattutto, Milano affascinante. Con i suoi locali chic, con le sue mille luci che stordiscono, con i suoi riti: l'aperitivo, la moda, la cena nel ristorantino trendy...
Per una sera ho giocato a fare la vip. E allora si rispolvera il tubino nero, sempre elegante, mai fuori moda (e poi non usa il vintage??!), le scarpe con un tacco improbabile, perfino i guanti lunghi, neri, che fanno tanto Audrey Hepburn.
L'occasione è stata la sfilata di Diego Di Franco, stilista emergente, assai ricco di talento.
Ospiti illustri, telecamere e fotografi, atmosfera cool... c'era tutto per sognare!
Il locale in cui si è tenuta la sfilata, era il Gattopardo café, una bella chiesa degli inizi del secolo scorso, sconsacrata negli anni '70.
L'originale e unica architettura del locale, l'imponente lampadario di cristallo, l'arredamento in stile d'altri tempi, il pavimento e le colonne in marmo, ricordano il fascino dei luoghi descritti nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e nel medesimo film di Luchino Visconti.
Gli abiti erano bellissimi: eleganti e stravaganti allo stesso tempo. Tanto oro e argento, quasi un omaggio al barocco opulento della Sicilia, patria dello stilista.
Il nuovo, la ricerca del contemporaneo, la sperimentazione, possono ancora andare d'accordo con l'eleganza. I dettagli e gli accessori, possono fare la differenza senza appesantire la linea, anzi, la esaltano nel suo essere perenne archetipo dello stile.
Unico rimpianto: è finito tutto troppo presto! Del resto si sa: anche nelle fiabe più belle, il sogno spesso svanisce a mezzanotte!

giovedì 15 febbraio 2007

HANNIBAL LECTER. Le origini del male.

Lunedì sono andata al cinema con un'amica.
Premetto che io non amo molto andare al cinema, perché sono un'anima pigra. Così preferisco aspettare che escano i dvd e mi godo il film crogiolandomi sul divano di casa, circondata da cioccolatini e sigarette.
Però questa volta meritava davvero. Sarà anche che sono una fanatica del primo film della serie, Il silenzio degli innocenti, ma sono restata letteralmente col sospiro sospeso per circa due ore.
Avendo già letto il romanzo di Thomas Harris, mi aspettavo una versione un po' semplicistica, cruda e con tanto spargimento di sangue. Invece, anche se non mancano scene un po' cruente, non si arriva mai all'esasperazione, che provocherebbe un senso di nausea.
Invece, nel narrare l'infanzia di Hannibal Lecter, le tragiche vicende che vedono coinvolti lui e la sua famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale e poi, ancora, la sua adolescenza a Parigi, il gioco psicologico in cui si è coinvolti, è molto sottile. In alcuni momenti mi sono sentita quasi solidale con l'assassino. Insomma, chi, avendo vissuto gli orrori che lui ha attraversato, sarebbe ancora sano di mente?
L'uso sapiente del montaggio alternato, permette di non perdere mai qual'è l'elemento di riferimento per quella determinata azione. Forse l'unico appunto che si può fare alla sceneggiatura, soprattutto nella seconda parte del film, è il fatto di risolvere la sottile psicologia del giovane assassino in una questione di tecnica omicida.
Ho trovato davvero intensa e credibile l'interpretazione di Gaspar Ulliel, che interpreta il giovane dottor Lecter. Dal suo modo di osservare i disegni di teste e teschi, di cui sono circondate le pareti della sua stanza, emerge tutta la disperazione, la rabbia e la violenza che si porta dentro. Anche nel suo ostentato e sadico cinismo, nella sua dialettica sarcastica e persuasiva, il protagonista lascia sempre trasparire il suo dramma, quasi un'inconscia richiesta d'aiuto, per non lasciarsi sopraffare completamente dal mostro che è già diventato.
Credo che questo film dia una risposta a quanti si chiedevano: "perchè Hannibal Lecter è diventato un mostro?". Soprattutto è il primo film della saga in cui il dottor Lecter è il protagonista e, questa volta, si cerca di porsi nella sua prospettiva. Insomma, si tratta di un viaggio nella memoria di uno dei più terribili assassini mai proposti dalla letteratura e dal cinema. Ma per quanto il viaggio sia anche affascinante, occorre tenere a mente il monito dello stesso dottor Lecter: "la memoria e come un coltello, ti potrebbe ferire".
A me è rimasta una domanda: senza diventare per forza dei killer antropofagi, siamo sicuri che il perdono sia sempre la miglior vendetta?

martedì 6 febbraio 2007

INTERPRETI VENEZIANI

La settimana scorsa ero a Venezia con amici e siamo andati a sentire un concerto nella chiesa barocca di San Vidal. E' stata un'esperienza meravigliosa, sembrava di essere tornati alla Venezia del Settecento, quella di Casanova, la Serenissima già al suo crepuscolo, ma ancora incantevole ed elegante.
Venezia è una città unica al mondo. Io ho la fortuna di abitarci abbastanza vicino e di poterci andare spesso. Eppure ogni volta è come scoprirla a nuovo. Riesce sempre a sorprenderti. C'è sempre un campiello, una calle nascosta, che cela qualche meraviglia architettonica o che conserva intatta un pezzetto di storia. La Venezia che io preferisco, è quella fuori dal solito giro turistico Rialto-San Marco-Accademia; io amo la Venezia dei veneziani, quella dei bacari, della gondola che il comune mette a disposizione per attraversare il Canal Grande dove non c'è il battello. Adoro la zona di Ca' Foscari e Campo Santa Margherita, dove, ad ogni ora c'è un gruppetto di studenti che beve uno spritz, e dove i goliardici non danno tregua agli amici neo-laureati, che subiscono ogni tipo di scherzo.
E poi, amo la storia di Venezia. Lo splendore della Serenissima Repubblica di San Marco, la sua potenza e la gloria del Quattrocento e Cinquecento. Mi appassionano le sue battaglie, la fierezza con cui i suoi comandanti seppero fronteggiare i nemici, con cui seppero trattare da pari con le grandi potenze europee.
E l'arte a Venezia? Visitare le bellezze artistiche della città è come immergersi nella sua storia, dalle origini quasi mistiche, fino ai secoli bui dopo la caduta della Repubblica.
Ma torniamo alla musica. La città, nei secoli del suo splendore è sempre stata una fucina di talenti. Mentre celebri artisti costruivano e decoravano i palazzi e le chiese, nelle botteghe nascevano i violini e le viole, nei salotti e nei teatri i compositori presentavano le loro sinfonie.
La stagione concertistica dei Maestri Veneziani, vuole ricreare quell'atmosfera antica, ma, dopotutto, senza tempo. I loro concerti sono un vero incontro tra la Musica e le altre Muse. Sulle note delle Quattro Stagioni di Vivaldi, sulle sinfonie di Paganini e Corelli, quei luoghi rivivono la gloria di un tempo.
La bravura di questi musicisti, sta nell'essere fedeli alla partitura, ma di infondere alla loro interpretazione un brio che è una ventata di freschezza, una tipica caratterizzazione italiana, che li ha resi famosi in tutto il mondo.

lunedì 5 febbraio 2007

RICORDI D'ESTATE

Oggi fa un freddo tremendo. Sono uscita di casa questa mattina e ho grattato una lastra di ghiaccio dal parabrezza della mia macchinina, che sembrava un pezzo dell'iceberg del Titanic. Va beh, forse esagero, ma io queste giornate le detesto. Amo il freddo secco della montagna, l'aria che sa di neve, il vin brulé bevuto in baita con gli amici. Non mi piace la brina, l'umidità che mi increspa i capelli e la nebbia che avvolge le mattine di febbraio in pianura. In giornate come queste, per carburare, il mio cervello ci mette un po'. Prima che tutte le funzioni inizino ad attivarsi, mi sono già bevuta un paio di caffè e mangiata almeno altrettante barrette di cioccolata fondente extra dark.
Allora per regalarmi un sorriso, mi sono andata a vedere le foto dell'estate, delle mie splendide vacanze in Sicilia. Era proprio una meraviglia: il sole sulle rovine, la brezza che arrivava dal mare, le granite e la cassata...