La mia vita è cambiata da quando sono diventata mamma... Allora mi sono detta: "deve cambiare anche il mio blog!". E questo è quello che ne è saltato fuori!

venerdì 27 aprile 2007

QUESTIONE DI...SPRITZ!

Poiché da quando vivo in Veneto sono diventata un'adepta del famoso aperitivo, due parole in proposto, non potevano mancare!
In tanti hanno parlato dello spritz, persino la politica si è messa di mezzo, da quando a Padova il fenomeno ha assunto carattere sociale. ci sono poeti e scrittori che hanno messo la propria penna al servizio della bevanda. Io mi limito a tesserne gli elogi, partendo, innanzitutto dalla ricetta:

Ingredienti: Aperol o Campari, Vino bianco secco, Soda
Attrezzature: Solo il bicchiere da long drink
Guarnizioni: Uno spicchio di limone dentro il bicchiere, oppure una fettina d'arancia, a scelta un'oliva.

Riempire il bicchiere di ghiaccio fino all'orlo (non limitare mai il ghiaccio, è fondamentale!!) i primi 2/3 del bicchiere vanno riempiti con Aperol e vino bianco (nella proporzione di 1/3 e 2/3) finire poi di riempire il bicchiere con la soda (oppure con acqua minerale molto gassata). Mischiare con il cucchiaino lungo, aggiungere cannucce e la decorazione.

Lo spritz però non ha una ricetta unica, ma varia a seconda della zona geografica, a seconda del "baretto": non si troverà mai uno spritz uguale a un altro.
La bevanda ha origine storiche che risalgono all'impero austro-ungarico: furono i soldati austriaci a ordinare per primi un bicchiere di vino bianco allungato con acqua, poiché poco abituati alle forti gradazioni dei vini veneti. Lo spritz "liscio" è ancora oggi bevuto in Friuli.
Lo si può bere di pomeriggio o di sera (qualche temerario, addirittura al mattino!), la sensazione è sempre la stessa: un leggero senso di stordimento, di allegra euforia.
Proprio per la sua caratteristica di aperitivo, quindi di "introdurre" a qualcos'altro, va bevuto preferibilmente in compagnia di amici, per condividere un'esperienza sensoriale festosa!






venerdì 20 aprile 2007

TRIBUTO A MARIA CALLAS

Casta Diva, che inargenti
queste sacre antiche piante,
a noi volgi il bel sembiante
senza nube e senza vel...
Tempra,o Diva, tempra tu de' cori ardenti,
tempra ancora lo zelo audace,
spargi in terra quella pace
che regnar tu fai nel ciel...

lunedì 9 aprile 2007

IL MODO ITALIANO - MITOMACCHINA

Gita pre-pasquale a Rovereto. La culla della cultura trentina mi è davvero rimasta nel cuore dopo il mio soggiorno presso i cugini, che mi hanno ospitata durante il mio stage al Mart.
Torno sempre con piacere a visitare le sale del museo, che ospitano sempre mostre originali e anche divertenti (vedi Cinema&Fumetto).
Adesso è in mostra "Il Modo Italiano" prodotta dal Montreal Museum of Fine Arts in collaborazione con il Mart e con il Royal Ontario Museum of Toronto. mostra che si ripropone di indagare la storia del rapporto tra design e arti figurative nell’Italia del XX Secolo.
Negli spazi progettati da Mario Botta, si è ricostruita la complessità di quel particolare clima creativo che ha contraddistinto l’Italia nel corso del Novecento.
Nel secolo scorso è stato particolarmente fecondo il dialogo continuo tra le arti visive e le arti applicate: tutte le arti, nel corso del Novecento, hanno testimoniato l’apertura dell'Italia alla modernità.
Nel percorso espositivo de "Il Modo Italiano", quadri e sculture sono messi in relazione con gli oggetti del vivere quotidiano, esaltandosi reciprocamente e mostrando come molto spesso la creatività sia passata con grande forza anche nell'oggetto di uso comune.
La mostra è un omaggio ad una delle massime espressioni della creatività italiana in un periodo storico in cui proprio la produzione industriale ha spinto lo sviluppo dell'Italia in una sorta di “rinascita” post-bellica.
Poi, già che c'ero e poiché sono una nostalgica sentimentalista, ho deciso di rivedermi la grande esposizione, alla quale ho dato il mio contributo di stagista neolaureata. È stata un'esperienza esaltante ritrovarsi coinvolta nell'organizzazione di una mostra di rilevanza internazionale: ho partecipato ai vari step, dalla realizzazione di un book fotografico (maledetto Photoshop!) alle richieste di prestito e ho anche avuto modo di catalogare parte dei disegni e dei modellini.
A parte i ricordi della mia prima esperienza "sul campo", "Mitomacchina" è una mostra sensazionale: in quelle sale si dispiega la storia del design dell'automobile, uno dei più affascinanti miti del '900, ma anche le visioni che anticipano le sue trasformazioni nel Ventunesimo secolo.
La mostra si presenta con una duplice chiave di lettura: da un lato ci sono le auto scelte per la loro bellezza (le cosiddette Samotracie, archetipi, come la Nike, di assoluta perfezione); dall'altro si presenta come una ricognizione sui progetti, i processi industriali e le sperimentazioni che hanno accompagnato, messo in discussione e ricostruito quello straordinario "oggetto" che fa materialmente parte della nostra vita: l'auto.

martedì 3 aprile 2007

GITA IN RIVIERA

Ormai è arrivata la primavera! Non se ne poteva più di uscire la mattina intabarrati come Belfagor e con le mani ibernate.
Come ad ogni giungere della stagion dei fior di pucciniana memoria, il mio desiderio di pellegrinare tra bellezze artistiche e naturali (meglio se le due si incontrano!) riprende vigore.
Infatti credo di avere un stretta parentela genetica con l'orso, o con qualche altro simpatico mammifero che va in letargo nei mesi freddi. Non mi spiego altrimenti il totale torpore dei sensi in cui precipito alla fine dell'autunno e dal quale riemergo quando le prime, timide margheritine fanno capolino dai prati.
Ecco un suggerimento per un week end di relax, in cui dedicarsi allo sport (trekking, bicicletta), concedersi peccati di gola, il tutto in uno scenario architettonico unico al mondo, che rimanda direttamente ai fasti della Serenissima, o alle goldoniane Smanie della villeggiatura.
La diffusione delle ville aristocratiche lungo il corso del Brenta da Malcontenta a Stra, è stato un fenomeno che per un paio di secoli fra 1500 e 1700, ha testimoniato la potenza veneziana e la propensione del suo ceto dirigente alla teatralità più fastosa anche nel momento del declino che avvenne, del resto, fra un lampeggiare di magnificenza.
La scelta dell'area non riguardava soltanto la sua amenità, il fiume era una preziosa risorsa mercantile, quindi, prima che essere il Brenta della ville, era il Brenta delle osterie dove si mangiava e si poteva alloggiare a buon prezzo (cara vecchia usanza, oggi perduta! se bisogna trovare un difetto a questa incantevole dimensione rurale, sono i prezzi che si trovano stampati sui menu dei ristornati dediti alle specialità della cucina veneziana!).
Già dalla fine del 1400, avere una villa lungo il fiume e godervi la bella stagione con amici e parenti o Vip stranieri era uno status symbol forte. Furono ingaggiati grandi architetti e grandi pittori, da Palladio al conte Frigimelica, da Scamozzi al Longhena, dallo Zelotti ai Tiepolo.
L'effetto visivo della casa, con le adiacenze e i suoi giardini, doveva colpire i visitatori e i viaggiatori con una overdose di bellezze artistiche e naturali armoniosamente fuse nel complesso architettonico. Un'intento splendidamente riuscito, se pensiamo alla sorpresa che ancora oggi, agli occhi del moderno turista, suscita la vista improvvisa di una cancellata che fa capolino tra i salici, di una fontana adorna di ninfe scultoree, di una pioggia di divinità olimpiche che svolazzano nei tersi cieli di un affresco, circondate da stucchi dorati.
Delle circa ottanta ville sopravvissute a quella sorta di eta dell'oro, molte sono visitabili. In particolare, di due di queste perle di pietre, marmi e stucchi, subisco il fascino senza età: la palladiana villa Foscari, a Malcontenta e l'imponente villa Pisani a Stra: più che una villa, un Palazzo Ducale in terraferma. Una vera reggia, dove i fasti del barocco giunti all'apice, vengono disciplinati in un'armonica composizione di sapore classico.
Della prima sono letteralmente innamorata della decorazione pittorica, opera di quel Giambattista Zelotti allievo e collaboratore del mio diletto Paolo Veronese. Negli affreschi di soggetto mitologico e allegorico l'artista non eguagliò certo il maestro nella sua inimitabile capacità di creare figure cangianti di luce e di colore, ma, nonostante lo scempio che il tempo ha compiuto sugli intonaci, sono ancora apprezzabili le capacità di buon colorista dello Zelotti.
Villa Pisani mi è cara per i miei amori letterari (D'Annunzio), ma non solo. È del Tiepolo l'affresco sul soffitto del salone centrale, la Gloria della famiglia Pisani, uno dei capolavori del Settecento veneziano. E, com'è noto, Giambattista Tiepolo è detto anche il Veronese redivivo, per la sua pittura chiara, luminosa, serena.
Poi, come non ricordare le vicende storiche e i personaggi che hanno attraversato i saloni di questa mini-Versailles: Dogi, Napoleone Bonaparte, imperatori asburgici e re d'Italia.
Ma per tornare all'origine del mio amore per la più grandiosa villa della Riviera, il luogo che ispirò al Vate una delle pagine più intense del romanzo dedicato alla sua avventura amorosa con la divina Eleonora Duse, occorre uscire dalle sale monumentali e perlustrare il parco.
Qui, tra architetture più mosse ed articolate, aggirandosi tra le scuderie e le torrette disseminate lungo la recinzione, tra la casa dei freschi" cioè la ghiacciaia e le "orangerie", ovvero le serre degli agrumi, prima o poi, ci si imbatte nel labirinto di siepi di bosso, uno dei tre labirinti in siepe sopravvissuti fino ad oggi in Italia.
Elemento simbolico per eccellenza, concepito inizialmente come circolare e ispirato, con la torretta servita da una doppia elica che conduce alla statua di Minerva, a una rituale conquista della saggezza, fu qui che Gabriele D'Annunzio scelse di ambientare una pagina di struggente malinconia della storia della Foscarina.