La mia vita è cambiata da quando sono diventata mamma... Allora mi sono detta: "deve cambiare anche il mio blog!". E questo è quello che ne è saltato fuori!

martedì 15 luglio 2008

LA LUNGA ATTESA

Non so più cosa fare per ingannare il lungo trascorrere delle giornate...
Mancano circa due settimane e poi finalmente potrò abbracciare Alessandro, ma questi ultimi giorni sono di una noia mortale.
Anche perché dopo che sono caduta accidentalmente in casa (con inevitabile corsa al pronto soccorso, dove, grazie a Dio, mi hanno rassicurata sul fatto che non era successo niente al bambino!), sono praticamente agli arresti domiciliari. Nel senso che non mi sento più tanto sicura ad andarmene in giro da sola.
Quindi le mie uscite sono limitate a delle rapide sortite dopo le cinque del pomeriggio, quando l'afa mi concede un attimo di tregua, giusto per fare la spesa oppure quattro passi in paese.
Devo ammettere che dopo un po' la smania di sistemare il "nido" comincia ad annoiarmi: è bello preparare la cameretta e sistemare i vestitini del bambino, ma questa full-immersion nella vita di una massaia comincia a pesarmi. Così per evitare di trasformarmi in una "Desperate Housewife" (senza nemmeno la consolazione di avere un fisico come Eva Longoria!), ho abbandonato il ricamo a punto croce e mi sto dedicando alla sperimentazione culinaria, almeno sfogo la mia parte creativa e quella golosa!
Per fortuna lunedì arriva la mamma, così avrò un po' più di compagnia e magari mi concederò un paio di pomeriggi in piscina.

Nel frattempo, a parte emulare Firmino e divorare libri (più qualche tonnellata di gelato alla crema con le amarene sciroppate sopra!), durante le ore che passo al pc, mi sono concentrata sulla ricerca della casa per la settimana bianca in Val Gardena.

Ci tengo che Alessandro trascorra le sue prime vacanze di Natale negli stessi posti dove io ho imparato ad amare la montagna e gli sport invernali, dove il tramonto tinge la valle di un rosa unico al mondo.
E visto il caldo di questi giorni, vi saluto con queste immagini alquanto "rinfrescanti"!

giovedì 10 luglio 2008

FIRMINO, IL TOPO CHE DIVORA I LIBRI

Ho iniziato a leggere questo libro un po' per scherzo perché io non amo molto i libri che diventano di moda troppo in fretta, i classici best-seller che d'estate trovi scontati in bella mostra all'ingresso delle librerie nei centri commerciali. ok, questa mia affermazione può apparire un po' snob, ma tant'è.
Eppure, incuriosita dal bel disegno di questo topino (anzi ratto!) che campeggia sulla copertina, mi sono lasciata tentare. Tornata a casa sono stata risucchiata dalla storia di Firmino, tenera, toccante e anche scanzonata.

Firmino è la creatura letteraria del sessantaquattrenne americano Sam Savage, all'esordio nella narrativa, edito da Einaudi Stile libero. È un il ratto che divora e legge tutti i libri della libreria in cui è nato e vive.
Firmino è un topo nato in una libreria di Boston negli anni Sessanta. E' il tredicesimo cucciolo della nidiata, il più fragile e malaticcio. La mamma ha solo 12 mammelle e Firmino rimane l'unico escluso dal nutrimento. Scoraggiato, si accorge che deve inventarsi qualcosa per sopravvivere e comincia ad assaggiare i libri che ha intorno. Scopre che i libri più belli sono i più buoni. E diventa un vorace lettore, cominciando a identificarsi con i grandi eroi della letteratura di ogni tempo.
Questo ratto riesce ad affascinare il lettore non solo perché sa appassionarsi al funzionamento di uno sciacquone da toilette, ma sa anche viaggiare in ogni classico, dal Medioevo ai giorni nostri. Accattivante e repellente, Firmino è un tipaccio dai pensieri incestuosi (dopo mezzanotte diventa anche un grande consumatore di film porno!). Firmino è talmente umano, forse troppo che è capace di assomigliarci.
Il risvolto più interessante di questo libro insolito è che si tratta di un racconto in grado di interagire con il lettore: è il catalogo di una biblioteca possibile e insieme infinita, è un gioco intelligente su gusti e mode letterarie, è una caccia al libro al quale Firmino allude senza darne il titolo.
Firmino è la voce di tutti quelli che considerano la lettura e la fantasia il cibo più prezioso per l'anima. Un magico racconto dickensiano nero, divertente e malinconico sul potere di redenzione della Letteratura.

Questo è quanto hanno detto due lettori d'eccezione, assai più titolati di me per dare giudizi. Riporto i loro commenti perché li condivido completamente.

«Non ne potevo più di topi. Sono ovunque: al cinema, in televisione, nei fumetti, nelle fogne sotto casa. Poi ho conosciuto Firmino. Solo un topastro sfigato e malinconico come lui mi poteva rimettere in pace con il mondo dei roditori». N. Ammaniti

«Firmino, il topo che Walt Disney avrebbe inventato se solo fosse stato Borges. Se leggere è il vostro piacere e il vostro destino, questo libro è stato scritto per voi». A. Baricco

venerdì 4 luglio 2008

INDEPENDENCE DAY

Per gli Americani il 4 luglio si festeggia la festa più importante dell'anno, celebrata con rigore, secondo alcuni schemi tradizionali: parate, patriottismo, fuochi artificiali, pic-nic e tanto altro: è la festa dell'indipendenza.
Il 4 luglio l'America si ferma per celebrare se stessa. E' un giorno che gli europei ed, in particolare, gli italiani fanno spesso fatica a comprendere fino in fondo. Non è un semplice giorno di festa, non si tratta di "un giorno in più di vacanza" come, invece, è spesso per noi il 25 aprile. E' un giorno che ogni americano è orgoglioso di celebrare. E' importante notare che si dice "celebrare" la festa del 4 luglio e non semplicemente "festeggiare" il 4 luglio, in quanto il verbo "celebrare" porta con se tutta una serie di significati profondi, quasi un alone di sacralità, che, invece, la semplice parola "festeggiare" non riesce ad evocare.


Banalmente, si può dire che il 4 luglio si celebra la festa dell'indipendenza (Independence Day) delle colonie americane, ottenuta dall'Inghilterra nel 1776. Questa è la data che, per un americano, segna la nascita della democrazia nel suo paese. Questa è la data che segna la vera nascita degli Stati Uniti d'America e, poiché gli Americani si sentono profondamente attaccati alla loro patria, tanto da identificarsi interamente con essa, si può dire che il 4 luglio è la festa anche degli Americani stessi.

LA REGINA VENEZIANA

In questi giorni di attesa, mentre il pancione lievita a dismisura e le scorte di ghiaccioli sembrano finire sempre troppo in fretta, sto dando praticamente fondo alla mia libreria. La settimana scorsa ho riletto un libro che mi era piaciuto molto e sono rimasta ancora più affascinata dalla particolarità del personaggio di Caterina Cornaro, Regina di Cipro.
Sebbene "La Regina veneziana" di Silvia Alberti de Mazzeri sia un romanzo, dalla ragnatela di intrighi, amori e tradimenti che l'autrice narra con tono incalzante, emerge il ritratto di una regina intelligente e bellissima, sullo sfondo di un'epoca avvincente, che vide la grandezza della Serenissima Repubblica di Venezia all'apice del su splendore.


Caterina Cornaro (Venezia, 25 novembre 1454 – Asolo, 10 luglio 1510), nobildonna veneziana, fu regina di Cipro ed Armenia.
Figlia del veneziano Marco Cornaro e di Fiorenza Crispo, apparteneva a una delle famiglie più ricche ed influenti della Serenissima, i Corner.
Fu educata in monastero a Padova fino all'età di 14 anni. Prescelta come sposa del re di Cipro e di Armenia Giacomo II di Lusignano, si sposò per procura il 30 luglio 1468. Le fu attribuito dal Senato veneto l'appellativo di "Figlia adottiva della Repubblica" onore mai tributato a nessuna donna prima di lei.
Solo nel 1472 Caterina venne condotta a Cipro, dove a Famagosta furono celebrate nozze sontuose. Un anno dopo il re morì lasciando la vedova incinta. Cipro cadde quindi sotto l'influenza veneziana.
Nella notte del 13 novembre 1473, un gruppo di nobili catalani capeggiati dal vescovo di Nicosia, che si volevano liberare del dominio veneziano, entrarono nel palazzo e rapirono il piccolo Giacomo III, uccidendo i parenti della donna davanti ai suoi occhi. Venezia inviò una flotta e un esercito e catturò i nobili dissidenti al soldo del Re di Napoli e del Duca di Savoia. Caterina continuò a regnare sotto la costante protezione della Repubblica di Venezia e sotto stretta sorveglianza, anche dopo la morte di suo figlio Giacomo III avvenuta per febbri malariche nel 1474.
Nell'ottobre 1488 fu scoperta un'altra congiura, ordita ancora dai nobili catalani. Venezia represse di nuovo la ribellione e decise di richiamare Caterina costringendola ad abdicare a favore della Repubblica. A seguito del suo rifiuto, fu minacciata che nel caso di disobbedienza sarebbe stata spogliata di tutti i privilegi e sarebbe stata trattata come ribelle. Il 26 febbraio 1489 avvenne l'atto ufficiale dell'abdicazione di Caterina in favore della Repubblica Veneta. Il 18 marzo, vestita di nero, la Regina lasciò per sempre l'isola di Cipro.
Venezia accolse la sua figlia in maniera trionfale. Sedette sul Bucintoro accanto al doge e fu nominata domina Aceli (signora di Asolo) conservando tuttavia anche negli atti ufficiali il titolo e il rango di regina.
Lo sbarco di Caterina Cornaro a Venezia


Sul territorio di Asolo, Caterina ottenne gli stessi poteri del doge. Gli unici limiti erano imposti dalla Repubblica Veneta: non poteva far subire ai sudditi nessun onere o angheria e non poteva ospitare chi non fosse gradito al doge.
Caterina richiamò alla sua corte artisti e letterati, tra cui Giorgione, Lorenzo Lotto, Pietro Bembo, che qui ambientò Gli Asolani.
Nel 1509, all'avanzare delle truppe imperiali di Massimiliano I d'Asburgo, Caterina si rifugiò a Venezia.

Il Castello di Asolo

Ritornata nel suo castello e tra gli asolani che tanto l'amavano, fuggì di nuovo quando le truppe tedesche si affacciarono alle porte di Altivole.
Ormai provata, morì a Venezia il 10 luglio 1510 e venne tumulata nella Chiesa dei Santi Apostoli. Alla sua morte, fu tanta la folla che volle partecipare al rito funebre che i Provveditori fecero costruire un ponte di barche da Rialto a Santa Sofia per permettere un migliore deflusso.
La salma rimase solo pochi anni nella chiesa dei Santi Apostoli perché, a causa della costruzione della nuova chiesa, nel 1575 venne trasferita nella Chiesa di San Salvador, dove tuttora riposa.

Ancora oggi, il 5 settembre di ogni anno a Venezia si festeggia la Regata Storica in ricordo proprio dell'accoglienza riservata alla Regina di Cipro al suo ritorno.