In una cornice che non si dimentica, si alterneranno spettacoli, eventi, concerti e mostre d'eccezione.
E' difficile definire uno spettacolo come quello ideato e messo in scena da Jean Baptiste Thierrée e Victoria Chaplin, con la collaborazione della Fondazione Teatro Regio di Torino.
Per quasi due ore si susseguono senza interruzione trucchi, battute, gag, acrobazie… ma se si dovesse riassumere in breve ciò che Le Cirque Invisible rappresenta, probabilmente la parola esatta per farlo sarebbe "magia".
Lei è la figlia del grande Charlot e lui è suo marito. Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée sanno far sognare senza bisogno attrazioni esotiche, solo con la magia.
Lui diverte con i suoi modi di vecchio fanciullo, istrionico e fracassone, proponendo la più esilarante parodia dei tradizionali spettacoli di prestigio; lei, ammantata dall’aura che comporta essere figlia di una delle più celebrate icone della storia del cinema, appare invece come un essere evanescente. Silenziosa, con il suo sguardo stupito, gli occhi spalancati di bambina un po' impaurita, i vestiti pronti a trasformarsi in pochi attimi in un fantastico zoo immaginario. Bisogna dimenticarsi di essere adulti, quando si guarda il Cirque Invisible. Tutto si svolge in un fluire apparentemente privo di ogni fatica, naturale e spontaneo, dove i due artisti sono allo stesso tempo i fantasisti, gli illusionisti, i funamboli, i prestigiatori, i clown, i musicisti di questo volo della fantasia.
In uno scenario surreale, quasi privo di strutture di scena, si assiste alla pratica dimostrazione di come l'incantesimo del teatro possa trasformare la realtà delle cose.