Un paio di settimane fa sono stata a Torino qualche giorno.
L'occasione è stata la laurea di mia sorella (che tra l'altro è stata un successo). Come al solito, al ritorno, la nostalgia per la mia città, per le mie abitudini, che ogni volta che torno restano invariate, si è fatta sentire parecchio.
L'occasione è stata la laurea di mia sorella (che tra l'altro è stata un successo). Come al solito, al ritorno, la nostalgia per la mia città, per le mie abitudini, che ogni volta che torno restano invariate, si è fatta sentire parecchio.
Perché Torino è una città unica. Sarà anche che per me e sempre un po' tornare a casa, ma non posso fare ameno, troppo a lungo, della sua bellezza un po' decadente, come quella di una vecchia signora dell'Ottocento.
Tante sono le cose che rendono la mia città speciale, ma alcune sono fondamentali: il cielo, innanzitutto. Quel cielo che nelle giornate limpide è una splendida corona azzurra, permeata dal profumo della neve e dei prati della val di Susa e frastagliata dal profilo delle Alpi. Poi, la collina: i bei declivi al di la del Po, sovrastati dal candido profilo delle colonne di Superga, cesellati dallo splendore di ville in stile liberty, che hanno ispirato artisti di tante epoche e, al fondo, la Gran Madre che, maestosa, raccorda l'oltrepo con piazza Vittorio.
Ma un posto d'onore lo merita il centro cittadino, il cosiddetto salotto buono di Torino. Mi si apre il cuore a camminare sotto i portici respirando il profumo di cioccolata che esce dai caffè e dalle pasticcerie, che nei secoli sono rimaste identiche e che su di me ha lo stesso effetto delle madleine di proustiana memoria. E poi, ancora, la Mole, con il suo profilo eclettico che domina la città; la zona universitaria, così ricca di ricordi per tante generazioni (persino passare davanti a quel "mostro" di Palazzo Nuovo, mi provoca un'emozione!). Per me, in particolare, i luoghi della memoria, sono il bar Pekoe, quello con il biliardo (causa di tante lezioni di letteratura latina perse!) e la libreria Genesi, con Oscar,simpatico bastardino bianco e nero che ti accoglie sulla porta. Dopo l'immersione nei ricordi studenteschi, si prosegue per piazza Castello, con il Palazzo Reale e Palazzo Madama, che se si ha tempo di visitare, è come fare un viaggio a ritroso nei secoli; un omaggio a piazza San Carlo meta di juventini in festa, che mi auguro torni presto sede di feste bianconere e poi, d'obbligo, un tour per i tanti parchi cittadini, primo tra tutti il Parco del Valentino con il Castello e il borgo medievale, a cui sono legati i ricordi degli anni del liceo, quando era scoppiata la mania dei pattini a rotelle e dello skateboard e con Silvia ci siamo divertite a distruggerci le ginocchia sui sentieri.
E infine, vogliamo mettere un bel giro di negozi tra via Po, via Roma e via Garibaldi, fino in Piazza Statuto, con tappa al Quadrilatero per una fetta di torta e un tè nella graziosa tisaneria di via delle Orfane?
Insomma, ci sarebbe da scrivere un libro, ma credo che la più bella testimonianza su Torino l'abbia scritta Culicchia con Torino è casa mia, che raccoglie davvero tutti i luoghi del cuore di chi è nato e cresciuto in questa piccola Parigi dal fascino antico, ma, in certe sue espressioni, modernissimo.
Poi sono tornata a casa mia, ma è più forte di me: io mi sento veramente a casa quelle mattine che devo fare una corsa assurda per prendere il 13, storico tram che ha scarrozzato generazioni di studenti, che attraversa tutto il centro e che passa ogni morte di Papa; sono a casa quando mi sveglio e dalla finestra, lontano, alla fine di tutto il groviglio di tetti di condomini e palazzoni, scorgo il profilo del Monviso. Casa è prendere un gelato da Fiorio, o da Pepino, e sedersi a gustarlo sulle panchine di piazza Carignano, dove pare che Nietsche abbia abbracciato un cavallo, manifestano i primi segni della sua follia e intanto osservare Palazzo Carignano e pensare che li ha preso forma il primo parlamento italiano, che probabilmente sull'acciottolato dove ho lasciato decine di tacchi, passeggiava anche Cavour.
Essere a casa vuol dire, alla sera, buttarsi in quel carosello di auto che è la zona dietro piazza Statuto, per trovare un parcheggio e poi perdersi per le viuzze del Quadrilatero, l'antico tracciato romano, oggi zona cool e piena di localini alla moda o presunti tali. Oppure, perché no, andare in via Santa Chiara, entrare in un portone un po' oscuro, scendere le scalette del cortile ed entrare nella "scatola magica", ovvero nella sede storica del circolo Amici della Magia, fucina di grandi artisti, che hanno fatto della prestigiazione un'arte delicata e senza tempo.
Ecco, lo sfogo sentimentalista è finito...non mi resta che aspettare la prossima occasione per una full immersion torinese!
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