Ultimo appuntamento con la stagione areniana. Mi mancava solo la Bohéme e quest'anno avrei fatto l'en plein! (ma del resto la Bohéme non ce la vedo molto ambientata in un anfiteatro romano...si presta di più ad un ambiente più raccolto, almeno questa è la mia idea, visto il carattere intimo dell'opera pucciniana).
A me il labirinto abitato da farfalle gigantesche e colmo di rose rosse, mi è piaciuto tantissimo, sarà perché mi ricordava Alice nel paese delle meraviglie di Walt Disney. Indubbiamente il merito di tanto successo va anche alle coreografie di Leda Lojodice, perfette per una scenografia tanto "ingombrante".
E poi non sono certo mancate le voci: Francesco Meli, al suo debutto in Arena, è stato un Conte di Almaviva che ha soddisfatto le aspettative. Annick Massis fraseggia così bene e ha voce così fresca che scandalizza affato la scelta che sia un soprano ad interpretare Rosina. Scoppiettante e divertentissimo Bruno De Simone (Bartolo), bravo anche Orlin Anastassov (Don Basilio). Una nota merita Francesca Franci, che ho avuto l'onore di conoscere personalmente: una Berta così vezzosa, da non sembrare affatto "vecchietta e disperata", ma piuttosto in vena di volersi assolutamente godere la vita, ha dato un ulteriore tocco di brio che non guastava in un insieme tanto giocoso e felice. Unica pecca di uno spettacolo davvero scoppiettante (in senso letterale, c'erano anche i fuochi d'artificio nel finale!), è stata la direzione di Claudio Scimone: orchestra sottotono fin dall'overture, che trasforma Il Barbiere in un'opera stanca, a tratti pesante. Tempi lenti, nessun colore, nessuna dinamica, sono davvero lontani da ciò che ci si aspetta dall'opera buffa per antonomasia, ma alla fine un'ottimo cast, una sceneggiatura da favola (nel vero senso della parola!) e il fascino sempiterno dell'Arena, riscattano in pieno forse la più meritevole rappresentazione di questa stagione areniana.
Ma torniamo al capolavoro rossiniano che ho avuto modo di vedere con uno spettacolare e coloratissimo allestimento a cura di Hugo de Hana.
Anche Il Barbiere di Siviglia è un’opera di non facile ambientazione in un palcoscenico così vasto come quello dell’Arena di Verona; Hugo de Ana ha realizzato uno spettacolo nel quale le situazioni vengono amplificate in un grande gioco scenico, ponendo tutti i protagonisti, dagli artisti dei ruoli principali ai mimi, ai ballerini e ai coristi, al servizio della musica di Rossini.
Lo spettacolo complessivo ricorda l’allestimento di un musical. Nelle intenzioni di de Ana, lo spazio scenico è concepito come un giardino dell’amore, un labirinto nel quale si snodano gli intrighi e gli equivoci propri della storia tratta da Beaumarchais.
2 commenti:
Ti ringrazio per aver lasciato un commento all'interno del mio blog.
E cavolo...che recensione! Spero almeno che tu non sia stata all'Arena la volta che ha diluviato (quando sono andata io hanno interrotto lo spettacolo per maltempo).
Ad ogni modo...sito davvero interessante!
Ciao,
Veronica V.
Ma grazie per aver ricambiato la visita! Guarda io sono andata all'Arena in una serata fantastica, limpida e ventilata, quest'anno ho avuto fortuna! Grazie per gli apprezzamenti, ho avuto modo di dare un'altra occhiata al tuo blog...e anche tu non scherzi, sei sempre più brava a catturare la realtà con il tuo obiettivo!
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