La mia vita è cambiata da quando sono diventata mamma... Allora mi sono detta: "deve cambiare anche il mio blog!". E questo è quello che ne è saltato fuori!

giovedì 15 marzo 2007

THE DEVIL WEARS PRADA

Sabato pomeriggio. Giornata quasi primaverile, ma io sono bloccata dalla cervicale...Cosa si fa??!
Accendo la tv e mi sta per venire un attacco misto di ansia e depressione...Poi...tin! Idea!
Mi procuro una dose massiccia di gelato al triplo cioccolato(un attentato contro ogni buon proposito di alimentazione sana ed equilibrata!) e accendo il dvd per guardarmi per la terza volta Il diavolo veste Prada, film tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Lauren Weisberger (un libro carino davvero, come al solito più articolato della versione per il grande schermo!).
Non che si tratti di un capolavoro della filmografia mondiale, ma è una commedia carina, semplice, senza tanti contorcimenti psicologici...E poi...I VESTITI!!! Credo proprio che siano loro gli attori protagonisti del film!
La storia della neolaureata Andy, alle prese con una capa che dire dispotica è farle un complimento, per certi aspetti assomiglia realmente alla situazione in cui ci si trova appena usciti dall'università e catapultati nel mondo del lavoro e della carriera a tutti i costi.
Il film gode di un'interpretazione stupenda della grande Meryl Streep che, anche nell'acconciatura, ricorda Crudelia Demon. Fantastica la sua interpretazione finale, da far studiare nei corsi di recitazione: quel barlume di umanità e un mezzo sorriso complice bruscamente spezzati dall'imperioso go! rivolto all'autista.
Nell'insieme si tratta di un grazioso affresco, visto con occhi disincantati, dello sfavillante mondo della moda e dello star system, per far parte del quale è necessario vendere l'anima al diavolo che, oggi, fa rima con Prada, Gucci, Chanel...
Ma soprattutto trovo che sia una rappresentazione glamour del gran ballo delle odierne vanità, per altro ambientata nelle mitica Grande Mela, la città dove la cura dell'immagine è ormai un vero culto sacro.
New York fa la parte della coprotagonista e si presenta in tutto il suo splendore di luci, vetrine, strade affollate. E la colonna sonora accompagna bene l'evoluzione della protagonista, da moderna Cenerentola a raffinata fashion victim, con qualche passaggio che ricorda l'eterno mito di Pretty woman. Peccato solo che tutta l'introspezione psicologica sul mondo fatuo che la circonda, affrontato dalla protagonista nel romanzo, venga ridotta ad un semplice (?) cambio di look.
Ma la cosa davvero entusiasmante, credo per chiunque appartenga al genere femminile, siano gli abiti...Mai vista (e mai mi potrò permettere!) una simile carrellata di meraviglie, di tali opere d'arte di sartoria! Il film, nell'insieme, potrà anche sembrare un infinito spot pubblicitario, ma vogliamo mettere quell'ora e mazza di pura evasione che ci regala??!
Perché, come diceva Marylin, i diamanti saranno anche i migliori amici di una ragazza, ma ho il sospetto che oggi siano stati sostituiti da un paio di tacchi a spillo firmati Jimmy Choo....

martedì 13 marzo 2007

GIORNATA TORINESE

Un paio di settimane fa sono stata a Torino qualche giorno.
L'occasione è stata la laurea di mia sorella (che tra l'altro è stata un successo). Come al solito, al ritorno, la nostalgia per la mia città, per le mie abitudini, che ogni volta che torno restano invariate, si è fatta sentire parecchio.
Perché Torino è una città unica. Sarà anche che per me e sempre un po' tornare a casa, ma non posso fare ameno, troppo a lungo, della sua bellezza un po' decadente, come quella di una vecchia signora dell'Ottocento.
Tante sono le cose che rendono la mia città speciale, ma alcune sono fondamentali: il cielo, innanzitutto. Quel cielo che nelle giornate limpide è una splendida corona azzurra, permeata dal profumo della neve e dei prati della val di Susa e frastagliata dal profilo delle Alpi. Poi, la collina: i bei declivi al di la del Po, sovrastati dal candido profilo delle colonne di Superga, cesellati dallo splendore di ville in stile liberty, che hanno ispirato artisti di tante epoche e, al fondo, la Gran Madre che, maestosa, raccorda l'oltrepo con piazza Vittorio.
Ma un posto d'onore lo merita il centro cittadino, il cosiddetto salotto buono di Torino. Mi si apre il cuore a camminare sotto i portici respirando il profumo di cioccolata che esce dai caffè e dalle pasticcerie, che nei secoli sono rimaste identiche e che su di me ha lo stesso effetto delle madleine di proustiana memoria. E poi, ancora, la Mole, con il suo profilo eclettico che domina la città; la zona universitaria, così ricca di ricordi per tante generazioni (persino passare davanti a quel "mostro" di Palazzo Nuovo, mi provoca un'emozione!). Per me, in particolare, i luoghi della memoria, sono il bar Pekoe, quello con il biliardo (causa di tante lezioni di letteratura latina perse!) e la libreria Genesi, con Oscar,simpatico bastardino bianco e nero che ti accoglie sulla porta. Dopo l'immersione nei ricordi studenteschi, si prosegue per piazza Castello, con il Palazzo Reale e Palazzo Madama, che se si ha tempo di visitare, è come fare un viaggio a ritroso nei secoli; un omaggio a piazza San Carlo meta di juventini in festa, che mi auguro torni presto sede di feste bianconere e poi, d'obbligo, un tour per i tanti parchi cittadini, primo tra tutti il Parco del Valentino con il Castello e il borgo medievale, a cui sono legati i ricordi degli anni del liceo, quando era scoppiata la mania dei pattini a rotelle e dello skateboard e con Silvia ci siamo divertite a distruggerci le ginocchia sui sentieri.
E infine, vogliamo mettere un bel giro di negozi tra via Po, via Roma e via Garibaldi, fino in Piazza Statuto, con tappa al Quadrilatero per una fetta di torta e un tè nella graziosa tisaneria di via delle Orfane?
Insomma, ci sarebbe da scrivere un libro, ma credo che la più bella testimonianza su Torino l'abbia scritta Culicchia con Torino è casa mia, che raccoglie davvero tutti i luoghi del cuore di chi è nato e cresciuto in questa piccola Parigi dal fascino antico, ma, in certe sue espressioni, modernissimo.
Poi sono tornata a casa mia, ma è più forte di me: io mi sento veramente a casa quelle mattine che devo fare una corsa assurda per prendere il 13, storico tram che ha scarrozzato generazioni di studenti, che attraversa tutto il centro e che passa ogni morte di Papa; sono a casa quando mi sveglio e dalla finestra, lontano, alla fine di tutto il groviglio di tetti di condomini e palazzoni, scorgo il profilo del Monviso. Casa è prendere un gelato da Fiorio, o da Pepino, e sedersi a gustarlo sulle panchine di piazza Carignano, dove pare che Nietsche abbia abbracciato un cavallo, manifestano i primi segni della sua follia e intanto osservare Palazzo Carignano e pensare che li ha preso forma il primo parlamento italiano, che probabilmente sull'acciottolato dove ho lasciato decine di tacchi, passeggiava anche Cavour.
Essere a casa vuol dire, alla sera, buttarsi in quel carosello di auto che è la zona dietro piazza Statuto, per trovare un parcheggio e poi perdersi per le viuzze del Quadrilatero, l'antico tracciato romano, oggi zona cool e piena di localini alla moda o presunti tali. Oppure, perché no, andare in via Santa Chiara, entrare in un portone un po' oscuro, scendere le scalette del cortile ed entrare nella "scatola magica", ovvero nella sede storica del circolo Amici della Magia, fucina di grandi artisti, che hanno fatto della prestigiazione un'arte delicata e senza tempo.
Ecco, lo sfogo sentimentalista è finito...non mi resta che aspettare la prossima occasione per una full immersion torinese!