La mia vita è cambiata da quando sono diventata mamma... Allora mi sono detta: "deve cambiare anche il mio blog!". E questo è quello che ne è saltato fuori!

venerdì 28 settembre 2007

BIRMANIA: UN BAGNO DI SANGUE

Non è possibile chiudere gli occhi su quanto sta accadendo in Birmania in questi giorni. Obbligo di tutti è levare un grido di sdegno per la repressione che il governo sta portando avanti contro i monaci buddisti e i manifestanti che protestano contro il regime militare che da 45 anni governa con pugno di ferro il Paese asiatico.
Fa orrore che certi massacri si ripetano nella storia. L'uomo non impara dai suoi errori. Li ripete, con ostinata, insensata violenza.
Non spenderò più di una parola per i nostri politici che per giorni hanno mantenuto un disgustoso silenzio a proposito della tragedia che sta ammazzando decine di persone innocenti: vergognatevi!
Io voglio levare il mio grido di ammirazione alle migliaia di manifestanti che nonostante i morti di ieri, nonostante le migliaia di militari in assetto di guerra che presidiano massicciamente Rangoon e minacciano di sparare ancora, nonostante il coprifuoco, sono tornati oggi in piazza nella capitale birmana.

Io spero che il sorriso dei monaci protagonisti di questa rivoluzione per valori come la libertà e la democrazia, ci ponga davanti ad uno scrupolo di coscienza e ci faccia comprendere che in piazza non si può andare solo contro gli USA, a berciare contro i nostri poliziotti. Sarebbe auspicabile scendere anche noi in piazza, perché mobilitarsi in segno di solidarietà con chi si fa torturare e malmenare per difendere la propria libertà, significa avere davvero degli ideali, a differenza di chi sa solo tirare fuori la solita maglietta del Che o la bandiera con l'arcobaleno per scaraventarsi contro chi la democrazia la difende.

giovedì 27 settembre 2007

5 MIE STRANE ABITUDINI

Strane abitudini? Io li definirei indiscutibili segni di follia... a voi l'arduo giudizio!1. In casa non sto mai con i vestiti che indosso per uscire. Appena rientro, mi cambio. Se devo riuscire, mi cambio nuovamente. E i miei cassetti straripano di cosiddetti "abiti da casa". So che è una scusa per non buttare mai nulla.
2. Ho una folle, insensata paura e immenso schifo delle cimici. Le ho scoperte vivendo in campagna e quando comincia la stagione, con perfidia cospargo di veleno tutti i davanzali di casa.
3. Mangio di tutto, ma rigorosamente in piatti separati. E sempre nello stesso ordine di portata. Sono metodica anche nel fare colazione. Mio marito mi prende in giro e mi paragona a Rain Man (lo sciroppo d'acero deve essere sul tavolo assolutamente prima delle frittelle!).
4. Prima di andare a dormire: tisana, bicchier d'acqua, passata di burro cacao, crema per le mani, fazzoletto piegato sotto il cuscino e peluche che si cambia solo quando cade a pezzi (finora ne ho avuti tre, quello attuale ha dieci anni ed è un porcellino di pezza tutto rosa che si chiama Pasquale). Il rito si ripete identico ogni sera da quando avevo cinque anni. Mio marito minaccia camere separate ogni volta che è ora di spegnere la luce.

5. Non mi piace il caffè espresso, ma amo il gusto del caffè. Starbucks è stata una grande scoperta, ma purtroppo non vivo a Londra. Quindi la mia operazione mattutina è la seguente: metto su la moka, travaso il caffè in una mug, aggiungo acqua e scaldo la brodaglia nel microonde. Notare che ho una macchina per caffè americano nella dispensa, ma sul mio minuscolo piano cucina non ci sta.

P.S. Grazie a Giulia per avermi dato lo spunto per questo post. Riporto il regolamento:

Il primo giocatore scrive un post dal titolo "cinque strane abitudini" e invita altre persone a fare altrettanto sul loro blog/siti internet ecc. Queste persone dovranno quindi pubblicare un post dallo stesso titolo, illustrando cinque loro stranezze. A questo punto, scambiatevi i commenti! (e andate a visitare il blog di Giulia, http://news-from-me.blogspot.com/ che è delizioso!).

QUALCOSA DI ME

Giochino simpatico, anche se già visto e rivisto. Ricordo che alle medie lo si trascriveva sul diario, poi lo si faceva passare tra compagne di classe. Al liceo è stato sostituito dal celebre "nomi, cose e animali", per ingannare il tempo durante le ore di lezione più noiose. Poi è arrivato internet nelle nostre case e, tra amici, è cominciato un delirio di catene di Sant'Antonio, e test idioti. Persino il gioco del "se fossi" è stato riesumato in chiave post-moderna.
Quindi, in un momento di noia serale, posto il mio, con qualche aggiunta, tanto per renderlo più personale.

Cominciamo: Se io fossi...

Un dolce: un apfelstrudel: all'apparenza acidulo, ma pian piano si scopre che è dolcissimo!
Un frutto: una succosa e rossissima ciliegia.
Una città: Torino, così austera, così elegante.
Un nome: il mio, Maria Cristina.
Un vestito : un abito da sera. Lungo, rosso.
Un cibo: un antipasto stuzzicante.
Un animale: un gatto nero con occhi che ammaliano. Oppure un'orgogliosa leonessa: per difendere i miei ideali, posso mostrare i denti.
Un numero: 6 (è il giorno del mio compleanno e poi ho la fissa dei numeri pari).
Un colore: il rosa, no?!
Uno sport: il tennis. Si gioca per vincere.
Una materia scolastica: storia dell'arte. Ti fa imparare ad amare il bello.
Un mestiere : scrittrice.
Un luogo: un giardino un po' selvaggio.
Un personaggio di un film: Holly di Colazione da Tiffany, svampita e simpatica.
Una lettera dell’alfabeto: M. come Maria, ma anche come mamma.
Un giorno della settimana: il sabato, che annuncia il week-end.
Un mese: maggio, quando fioriscono le rose.
Una fiaba: Cenerentola, la favola senza età.
Una canzone: Vado al massimo, di Vasco.
Una bevanda: un vino rosso, pregiato. Che so, un Barolo o un Blau burgunde.
Uno strumento musicale: l'arpa, il più complicato degli strumenti che compongono l'orchestra.
Un profumo: Chanel n. 5. Sinonimo di un fascino senza età.
Un gusto di gelato: violetta (giuro che esiste!).
Un fiore: una rosa vellutata.
Un sentimento: gioia.
Una parola: bellezza.
Una regione: il Trentino, che sembra il paese delle favole.
Un pregio: onestà.
Un difetto: testardaggine.
Un’abitazione: una villa Palladiana, bianca e luminosa.
Un albero: un ciliegio in fiore.
Un oggetto : un gioiello, ovviamente. Preferibilmente con i rubini!
Un pianeta: la luna. So che non è un pianeta, ma da sempre ha affascinato l'uomo.
Un elettrodomestico: il pc, ma anche il telefono. Quello fisso, però. Non amo il cellulare.
Un vizio capitale: la gola
Un personaggio storico: Alessandro Magno. Aveva un'enorme fiducia nelle possibilità dell'uomo.
Un’ emozione: il batticuore provocato da una felicità improvvisa.
Una stagione: la primavera, perchè è il momento in cui la vita prepotentemente esplode.
Una festa: il Natale, perché dona una speciale atmosfera di intimità casalinga.
Un elemento: il fuoco, vivace e scoppiettante.
Un evento atmosferico: la neve. Pura, che rende bella ogni cosa. La gioia di tutti i bambini.
Un’ora del giorno: per citare Omero, l'aurora dalle rosee dita. Un istante che dura poco ma è pieno di promesse.
Un'attrice: Grace Kelly. Bella, bionda, brava. E ha vissuto come in una favola.
Un mezzo di trasporto: un'auto d'epoca. Possibilmente un Alfa Romeo da corsa.
Una poesia: s'io fossi foco arderei lo mondo...
Un libro: La Rabbia e l'Orgoglio.

martedì 25 settembre 2007

22 settembre 2007. IL MATRIMONIO DI PAOLETTA&ALESSIO

Eccomi di ritorno da una settimana quanto mai torinese.
Sono partita martedì e già mercoledì mattina mi sono immersa nei ricordi dei bei tempi che furono accompagnando mia sorella all'università. Colazione al bar Verdi (rigorosamente marocchino e pastina mignon, che come piacciono a me le mangio solo a Torino!) e poi, tanto per non perdere l'abitudine, un bel tuffo nella coda chilometrica della segreteria di facoltà, tanto per vedere se dopo due anni c'era il mio attestato originale di laurea. Ovviamente c'erano tutte le sessioni degli anni passati, tranne quella autunnale del 2005. Quindi, vista sfumare la possibilità di tornarmene a casa trionfante con il mio papiro, me ne sono andata a spasso per via Po' (ho fatto un'altra tappa al bar, questa volta bicerin da Fiorio, anche se la temperatura faceva più propendere per una granita!), piazza Castello, via Roma e piazzetta Paleocapa (ho preso il gelato da Grom). Quindi, appesantita di due chili, me ne sono tornata a casa. Al pomeriggio dovevo ritirare il regalo per Paola che si è sposata sabato (ovviamente anche per queste cose io mi riduco all'ultimo momento!). Ho optato per uno specchio d'artista, realizzato dal mio prof. del liceo. Nel laboratorio di Luciano Cappellari, ho incontrato la mia prof. di storia dell'arte. E via a svuotare sacchi di ricordi davanti ad un bicchiere di aranciata.
Giovedì mattina: giretto al mercato della Crocetta. Ma quanto sono belli gli alberi di Torino quando c'è il sole! Ho comprato i torcetti e ho mangiato le paste alla torrefazione di corso Galileo Ferraris. Poi pranzo dalla nonna: tajarin, valdostana, bunet e per merenda, casomai avessi ancora fame, la crema caramellata. Il palato ringrazia, lo stomaco un po' meno.
Al pomeriggio sono andata con il nonno nel suo orticello, vicino al parco della Pellerina. Quanti ricordi! Qui quando ero piccola ne ho combinate veramente di degne di una teppista in erba e credo che parte dei capelli bianchi di mio nonno siano una causa di quei pomeriggi pasati a fare danni e procurarmi contusioni.
Venerdì mattina mi accorgo che non so che acconciatura farmi per il matrimonio (crisi di panico immotivata, dal momento che ho i capelli corti!). Mia mamma, impietosita, mi prenota una piega dal suo parrucchiere, ma io voglio un look decisamente anni '60. Così mia sorella mi accompagna in quel salottino che è il mercato di piazza Benefica, dove compro un cerchietto intonato al vestito decisamente stile Barbarella. Comprerei il mondo, io, in quel mercato! sembra di stare a Parigi, tra le bancarelle dei fiori, dei bijoux, delle borse e delle scarpe. E poi c'è Antonello, che in uno spazio minuscolo riesce a concentrare una tale quantità di vestitini stupendi!
Alla sera è passata a consigliarmi sulla mise da matrimonio la mia amica Maria, appena arrivata dalla Francia. Con i suoi consigli non ho corso il rischio di sembrare né Alice nel paese delle meraviglie, né Biancaneve. Considerando i miei gusti che spesso propendono al kitsch, è già molto.
Sabato mattina ore 11.00...finalmente Paoletta si sposa!
Arriviamo in anticipo, mio marito è in astinenza da caffeina, perciò cattivissimo e quasi mi fa perdere l'ingresso in chiesa della sposa. Io devo leggere, perciò sono tutta sudata. Le scarpe mi fanno già un male indicibile.
Ma poi la sposa arriva: bella come il sole, elegante come una principessa e con un abito che a lei sta d'incanto (a lei perché la natura l'ha fornita di curve!). Io mi commuovo e mi sbava il trucco: piango sempre ai matrimoni, poi, se penso che Paola ha partecipato attivamente all'organizzazione delle mie nozze e con lei ho condiviso gli anni dell'università, le mattinate al Pekoe a giocare a biliardo, il panico degli esami e le sbronze in Drogheria, mi viene il groppo in gola, perché penso che adesso siamo diventate grandi.
Vado a leggere il salmo; come da consuetudine, mio marito ha apportato una correzione alle Sacre Scritture: non l'ulivo, bensì l'olivo. Che Prodi non venga evocato in sua presenza!
Fine della cerimonia, lancio del riso (ma perché io ne avevo anche nelle scarpe?!) e ricerca della strada per il ristorante.
Io al Jet Hotel di Caselle ho lavorato per quasi tre settimane. Ovviamente ci perdiamo e la colpa è del mio fallimento totale come navigatore!
Finalmente si arriva sotto un sole che ti fa solo sperare di appropriarti di un gazebo e di una sedia per gustarti gli aperitivi. E vai di vino bianco. I piedi fanno sempre più male.
Alle 15.00 ci si siede a tavola. Prevedo un tourbillon di portate stile tacchini all'ingrasso. E invece no. Il pranzo scorre con ritmi più che decenti, la qualità è ottima. E vai di vino rosso.
Riporto il Menu:

Calamaro farcito di scampi
Rolla di branzino, salmone ed astice
Vitello tonnato con capperi di Salina
Terrina di coniglio all'aceto balsamico
Sformato di verdure e funghi porcini in crema di formaggio

Risotto al barolo
Agnolottini alla piemontese

Petto di faraona alla senape in grani
Sottopaletta brasata al vino vecchio

Torta nuziale
Sorbetto alla mela verde e calvados

Caffè (grazie, cari!)

Vini:
Bianco di Custoza 2006 Lamberti
Dolcetto di diano d'Alba Terre del Barolo
Moscato naturale

L'orchestra suona il valzer della Traviata: Libiam ne' lieti calici. Io, non tanto lucida, bisogna dirlo, insieme ad un amico dell'università, ripropongo il duetto di Alfredo e Violetta. Maria Callas si rivolta nella tomba.
Bevo mezzo litro d'acqua per allungare il dolcetto; appena in tempo perché la sposa chiama a raduno le amiche e dedica Dieci ragazze per me ad un interdetto Alessio. Bisogna dirlo: come cantanti facciamo un po' pena, ma ci siamo divertite.
Il tutto finisce intorno alle 18.00. Gli sposi devono partire, perché il giorno dopo si imbarcheranno per la crociera.

Arrivata a casa la mia mamma ha avuto il coraggio di dirmi: "ti preparo qualcosa da mangiare?". Non ho risposto, ero già nel dormiveglia accartocciata sul divano.

domenica 16 settembre 2007

IN RICORDO DI MARIA CALLAS

Sono passati 30 anni da quella mattina in cui, Maria Callas, la donna che aveva rivoluzionato l'opera lirica, che aveva fatto tanto parlare di sé, per la sua portentosa voce, per i suoi capricci da prima donna, per il suo amore con Aristotele Onassis, si spense "sola, abbandonata, in questo popoloso deserto che appellano Parigi". Mai frase, tratta dalla Traviata, opera che Maria amò e portò in scena con una memorabile regia di Luchino Visconti, fu più appropriata per descrivere la fine di una donna che identificò il proprio destino in quello delle eroine che aveva interpretato in teatro.
La sua voce è stata un miracolo, non ci sono altre parole per descriverla. Altre cantanti ebbero e avranno una voce forse più bella, più morbida, ma lei aveva un carisma che nessuna potrà eguagliare.

Un fascino, quello della Callas, costruito con sforzi sovrumani. Sia per quanto riguarda la trasformazione che impose al suo fisico diventando, da ragazza paffuta e sgraziata, una splendida donna, icona di eleganza al pari del suo mito Audrey Hepburn, sia per le fatiche che non si risparmiava nello studio, pretendendo sempre da se stessa la perfezione.
Maria affrontava ogni personaggio che portava in scena scavando nelle pieghe della sua anima, studiando ogni minimo dettaglio dei gesti e del fraseggio. La sua grandezza è stata quella di pensare alla totalità del personaggio e della partitura musicale, al significato letterale del testo e alle sensazioni che accompagnavano la musica.
La Callas portò avanti una sorta di "riscrittura" della musica, andando ben oltre il solo problema dell' interpretazione: il suo fine ultimo era quello della verità musicale.
Tutta la sua vita fu affascinante: gli esordi difficili, gli anni dei trionfi, gli scandali, il divorzio e la lunga relazione con un uomo potente come Onassis, la solitudine in cui si chiuse dopo l'addio alle scene. Ma la sua vera grandezza è stata quella di dare un volto nuovo all'opera lirica; tutto il resto fa parte del mito: in parte lo ha accresciuto, ma resta un dettaglio.
I suoi ruoli più famosi per certi versi erano allegorie del suo destino: di Norma lei stessa diceva: "Mi somiglia, ruggisce come una leonessa ma non lo è". Tosca e Traviata rappresentano il sacrificio, la solitudine, quindi l'ultimo atto della sua vita.

Maria era unica. Ancor oggi, ascoltando le sue incisioni, rivedendo i filmati dell'epoca, la sua voce (ma sarebbe più corretto dire: le sue tre voci!), commuove fino alle lacrime. Non a a caso il film del regista documentarista francese Philippe Kohly, Callas assoluta, è stato presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia ed è andato in scena alla Scala nel giorno del suo trentesimo anniversario dalla morte. Citando lo stesso Kohly, "il segreto di Maria è stato quello di realizzare la più classica delle fiabe: una ragazza qualsiasi, né bella né ricca che decide di diventare cantante e regine. E ci riesce".

UN ANNO DALLA MORTE DI ORIANA FALLACI. PER NON DIMENTICARE

Un anno fa il mondo diceva addio ad una delle più grandi scrittrici del secolo scorso: una donna coraggiosa, fedele a se stessa e con la forza di sostenere le proprie idee, sempre, con vigore. Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929, Firenze, 15 settembre 2006) era la prima di tre sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici. Il padre fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia, a soli 10 anni, nella resistenza con compiti di vedetta. La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste, ed in seguito rilasciato. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette un riconoscimento d'onore dall'Esercito italiano.
Terminata la guerra, la Fallaci iniziò la carriera giornalistica esortata dallo zio, Bruno Fallaci, grande penna e direttore di settimanali. Lavorò prima come collaboratrice per quotidiani locali e poi come inviata speciale per L'Europeo.
Nel 1965 Oriana Fallaci dedicò al padre il libro Se il sole muore in cui descrisse i preparativi per lo sbarco americano sulla Luna.
Nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra per l'Europeo in Vietnam. Ritornerà nel paese dell'Indocina 12 volte in 7 anni raccontando la guerra senza fare sconti né ai Vietcong ne agli americani, documentando menzogne e atrocità, ma anche gli eroismi e l'umanità di un conflitto che lei stessa definì una sanguinosa follia. Le esperienze di un anno di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969.
Il 2 ottobre 1968, alla vigilia delle Olimpiadi di Città del Messico, durante una manifestazione di protesta degli studenti universitari messicani contro l'occupazione militare del Campus, oggi ricordata come il massacro di Tlateloco, la Fallaci rimase ferita. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la giornalista fu creduta morta e portata in obitorio: solo allora un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage come «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».

Come corrispondente di guerra seguì anche i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in
Medio Oriente.
Nel 1969 il comandante dell'Apollo 12, Pete Conrad, alla vigilia del lancio, incontrò la Fallaci e chiederle un consiglio riguardo la frase da usare al momento di mettere piede sulla Luna. Poiché Amstrong aveva detto: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», la scrittrice consigliò, dato la bassa statura di Conrad, la frase: «Sarà stato un piccolo passo per Neil, ma per me è stato proprio lungo». Il comandante, che portò con sé sulla Luna una foto di Oriana bambina con la madre, disse proprio questa frase una volta giunto sul satellite.
Il 21 agosto 1973 la giornalista fiorentina conobbe Alekos Panagulis, leader della Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli. Si incontrarono il giorno che lui uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte
di lui, avvenuta in un apparente incidente stradale il 1 maggio 1976. La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1978.
Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborarono alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del
poeta.
Lo stesso anno uscì il primo libro di Oriana Fallaci diverso dall'inchiesta giornalistica, Lettera a un bambino mai nato. Fu il primo grande successo editoriale della scrittrice e vendette 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo.
All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Tra i personaggi intervistati dalla Fallaci: Re
Husayn di Giordania, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Yasser Arafat, Mohammed Reza Pahlavi, Henry Kissinger, Indira Gandhi, Golda Meir, Muammar Gheddafi e l'Ayatollah Khomeini (durante l'intervista a quest'ultimo,
la Fallaci lo apostrofò come tiranno e si tolse il chador che era stata costretta ad indossare per essere ammessa alla sua presenza).
Consegnandole la laurea honoris causa in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago, la definì «uno degli autori più letti ed amati del mondo». Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici, tra cui: New Republic, New York Times, Life, The Washington Post, Look, Der Stern e il Corriere della sera.
Nel 1990 uscì il romanzo Insciallah in cui la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con il racconto. Il libro, ambientato tra le truppe italiane inviate dall'ONU a Beirut, si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le caserme americane e francesi che causò 450 morti tra i soldati.
Dopo l'uscita di Insciallah Oriana Fallaci si isolò andando a vivere a New York. Qui iniziò a scrivere un romanzo la cui lavorazione venne interrotta dagli attentati dell'11 settembre 2001.
In questo periodo scoprì di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno».
I suoi libri e articoli sui fatti dell'11 settembre hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica. Attraverso essi la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale minacciata dal fondamentalismo islamico e incapace di difendersi.
La Fallaci riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni dall'immigrazione islamica verso l'Italia, unita a discutibili scelte politiche e all'aumentare di atteggiamenti di reciproca intolleranza, dimostrasse che staremmo assistendo ad un pianificato tentativo del mondo mussulmano di islamizzazione dell'Occidente, istigato e supportato dal Corano e testimoniato da oltre un millennio di conflitti e ostilità tra mussulmani e cristiani, tentativo che dovrebbe inevitabilmente portare ad uno scontro di civiltà.
Nel novembre 2002, alla notizia della presenza del Social Forum Europeo a Firenze, la scrittrice volò in Italia per impedire che la grande manifestazione organizzata dai no-global venisse ospitata nella sua città. Il suo timore era che si potessero ripetere i fatti del G8 di Genova. Incontrò l'allora ministro dell'Interno Pisanu, il segretario DS Fassino e numerose personalità della politica. La Fallaci pubblicò una lettera aperta sul Corriere della sera, nella quale chiese ai fiorentini di listare la città a lutto al passare dei manifestanti.
Il 14 dicembre 2005 Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittore e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».
Dopo aver espresso per tutta la vita opinioni anticlericali e dopo essersi dichiarata "atea-cristiana", dichiarò pubblicamente la sua ammirazione per papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005.
Nel marzo 2005 il quotidiano di Vittorio Feltri, Libero, lanciò una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatore a vita. Vennero raccolte oltre 75.000 firme. Nonostante il successo di adesioni all'iniziativa la proposta non fu accolta. La Fallaci morì il 15 settembre 2006, a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto al tumore che da anni l'aveva colpita. Aveva deciso di tornare a Firenze, con grande riserbo, per passarvi i suoi ultimi giorni.
È stata sepolta nel cimitero degli Allori, che ospita anche tombe di atei, mussulmani e ebrei, alle porte di Firenze, nella tomba di famiglia accanto ad un ceppo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con lei sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d'Oro (premio che la Fallaci non ha mai vinto), donatole da Franco Zeffirelli.
Larga parte del suo grande patrimonio librario è stato donato, insieme ad altri cimeli, come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense, il cui rettore, monsignor Fisichella, fu amico della scrittrice e le stette vicino in punto di morte. Nell'annunciare la donazione Fisichella ha definito questo come l'ultimo regalo a papa Benedetto XVI per il quale la scrittrice nutriva «una autentica venerazione».

Ieri a Milano, A Palazzo Litta, è stata inaugurata la mostra «Intervista con la storia», che durerà fino al 30 novembre, poi andrà a Firenze e a Roma, al Vittoriano; nella città natale sono stati deposti cuscini di rose della Regione sulla sua tomba al Cimitero evangelico e il Comune si è infine deciso, dopo parecchio pressing a opera dei giornali fiorentini, ad annunciare che le sarà intitolata una via.
Come ha scritto acutamente sulla Stampa Carla Reschia, Oriana Fallaci troverebbe di certo qualche commento aguzzo per il coro dei tributi in onore della sua memoria che fin dall'altro giorno il vice premier e ministro ai Beni culturali, Francesco Rutelli, si è premurato di avviare affermando che la giornalista e scrittrice deve essere ricordata «senza tentennamenti», perché, «l’idea per cui per onorare un intellettuale, un'artista, una scrittrice, una figura della cultura, ci debba essere condivisione del suo messaggio appartiene alla preistoria».
Ecco, io vorrei aggiungere il mio pensiero: io sono felice che Oriana sia stata celebrata e ricordata, certamente andrò a vedere la mostra, ho colto l'opportunità di acquistare i suoi romanzi che ancora non avevo, dal momento che ho trovato in libreria delle edizioni economiche convenienti e ho cominciato a leggere Un uomo: è il mio piccolo modo per ricordare una donna che ha avuto la forza di mettere nero su bianco ciò che molti pensano e pochi hanno il coraggio di dire.

Io la Fallaci l'ho sempre ammirata, al liceo lessi Lettera a un bambino mai nato e rimasi sconcertata dai suoi toni crudi, eppure così reali: la sua scrittura ti possedeva, ti scuoteva l'anima, ma dovevi andare avanti, finirlo quel libro. Dopo l'11 settembre, l'ho amata. L'ho amata per il modo in cui ha scosso le coscienze intorpidite di tutti noi: benpensanti, finti buonisti, borghesi. L'ho amata per il coraggio con cui ha affrontato la malattia, per il suo amore fortissimo per la vita: credo che questa sia la lezione più bella che ci ha lasciato. L'ho amata per la sua dignità, perché era una vera signora, anche se usava toni talvolta violenti non era mai volgare, semplicemente era vera, sincera fino alla crudeltà, e per questo ci vuole coraggio.

Per tutto questo, per l'amore per la libertà che ci hai trasmesso, per molto altro ancora, per tutto quello che scoprirò leggendo gli altri tuoi libri, non posso aggiungere altro che: GRAZIE ORIANA!

giovedì 13 settembre 2007

PREGHIERINA ZODIACALE

Come forse si è già capito io sono un'appassionata di oroscopi e temi astrali. Non che prenda troppo sul serio questa mia fissazione, infatti sono la prima a prendermi in giro per le mie piccole manie!ARIETE: Dio, ti prego, dammi la pazienza... e ti prego, fallo subito!
TORO: Dio, ti prego, aiutami ad accettare i cambiamenti, ma non così in fretta.
GEMELLI: Dio! Chi è Dio? Dov'è Dio? Perché è Dio?
CANCRO: Dio, ti prego!!!
LEONE: Chi mi chiama?
VERGINE: Dio, ti prego, rendici perfetti, e non distrarti come hai fatto l'ultima volta.
BILANCIA: Dio, ti prego, aiutami ad essere più deciso, ma d'altra parte, cosa pensi sia meglio per me?
SCORPIONE: Dio mio, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, anche se quegli stronzi non se lo meritano proprio.
SAGITTARIO: Dio, come ti ho già pregato un milione di miliardi di volte, aiutami a non esagerare.
CAPRICORNO: Dio mio, mi piacerebbe chiederti di aiutarmi, ma ho imparato molti anni fa a non fidarmi di nessuno!
ACQUARIO: Dio mio, lo sai che i cambiamenti mi piacciono, ma questo caos è ridicolo!
PESCI: Dio mio, poiché ho intenzione di ubriacarmi stanotte, prendi le mie bevute come un inno alla tua gloria.