Sono molto affezionata a questo monumento all'evoluzione dell'arte nel corso dell'Ottocento e del Novecento, perché qui mi è stata data la possibilità, a partire dall'anno scorso, di mettermi alla prova come guida museale per le scuole. Per questo non finirò mai di ringraziare l'Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti Veneziani che mi ha permesso di coltivare così una mia passione, accresciuta nel tempo, grazie ai miei studi, e mi ha offerto la possibilità di accrescere la mia cultura storico-artistica, grazie al programma di formazione curato dalla stessa Associazione.
Nell’androne sono esposte alcune sculture di grandi dimensioni, di Manzù, Vedova e Viani.
Si sale lo scalone che porta al primo piano e ad accoglierci troviamo un maestoso Pensatore, un'enorme scultura in gesso opera di Auguste Rodin. Le opere nelle sale del primo piano, sono così suddivise: la prima sala ospita l’Ottocento veneziano, con le opere dei paesaggisti Ciardi e Caffi, e la pittura verista di Nono e Favretto; la seconda sala è dedicata all’Ottocento italiano, in particolare ai Macchiaioli e alla pittura divisionista, oltre ad una raccolta inedita delle cere opalescenti di Medardo Rosso, donate dallo stesso artista al museo dopo la Biennale del 1914.
Il Salone centrale raccoglie opere provenienti dalle prime Biennali, fino agli anni Trenta. Tra le opere maggiori, spicca la splendida quanto inquietante Giuditta II (o Salomè) di Klimt, manifesto della Secessione Viennese; sempre in ambito secessionista, ma questa volta a Monaco, fu realizzata la tormentata Medusa di Von Stuck; il "pittore della memoria" Marc Chagall, è presente con il sorprendente Rabbino di Vitebsk, che mostra il legame tra l'artista la prima fase parigina delle ricerche di Picasso; sono presenti anche i padri dell'astrattismo, Kandinskij e il più giocoso Klee. Si passa poi nelle sale dei lasciti: troviamo la scultura enigmatica di Adolfo Wildt e la collezione De Lisi, con opere di Morandi, Kandinskij, Casorati, De Chirico e Mirò. Si passa poi nelle sale dedicate all’arte degli anni Cinquanta: il movimento di Ca’ Pesaro, con le sculture giovanili di Arturo Martini e i quadri di Gino Rossi; l’arte internazionale e anche quella italiana di quel periodo di fermento artistico, ricco di contaminazioni. Infine, accolti da una sorprendente e inedita Partigiana Veneta di Leoncillo Leonardi, ci si ritrova nella sezione dedicata a Venezia, al Fronte Nuovo delle Arti e allo Spazialismo, forse l'ultima delle post avanguardie, che abbia veramente espresso contenuti nuovi, inediti e per certi versi scandalosi, per il semplice fatto che era un'arte di denuncia, di impegno sociale.