E’l nome al proferir de sto Pitor
A mi me par
Veder Venetia a muoverse, e a parlar
(Come se viva aponto) in sto tenor.
Mio gran dileto è Paulo Caliari,
Quel, che in figura quà me fà resplender,
Quelo, che me hà obligà per lù de spender
A l’ocorenze i mij tesori rari.
Marco Boschini (La carta del navegar pitoresco)
Volevo riprendere la sezione sugli itinerari artistici, e poiché si sta avvicinando Carnevale, perché non dedicare un post ad una delle tante meraviglie di Venezia?
Inoltre io sono letteralmente soggiogata dalla bellezza di questa città e dei suoi monumenti. Quando mi sono trasferita in Veneto, ho colto l'occasione della mia tesi di laurea per svolgere una ricerca approfondita sulla storia, sull'arte e sulle istituzioni della Serenissima Repubblica di Venezia.
Sono rimasta così invischiata nel fascino senza tempo di questa città che ha conquistato poeti, letterati e uomini illustri, che è quasi come se l'avessi eletta la mia patria spirituale (in fondo però sono sempre un tenero giandujotto!).
Nei mesi in cui si è prolungata la fase di ricerca della mia tesi, Palazzo Ducale è diventato la mia seconda casa, tanto che alla fine conoscevo tutti i custodi e i guardia sala, i quali al mattino mi salutavano sorridenti quando arrivavo infreddolita e trafelata ad infilarmi per l'ennesima volta in quel labirinto di sale, corridoi e scale che hanno visto i fasti di un'epoca di glorie militari e salottiere.Certe mattine gelide, in cui non si vedeva nemmeno un visitatore, a parte qualche sparuto giapponese armato di fotocamera ultra accessoriata, mi sembrava quasi che i quadri dei dogi e dei procuratori mi guardassero incuriositi e che le bellezze bionde che rifulgono sui soffitti sorridessero vezzose che qualcun fosse di nuovo li ad ammirare tanta bellezza, con il naso in su, dimenticandosi del freddo e del mondo esterno.
Mi mettevo in qualche angolino, per avere una visuale diversa della sala e mi immaginavo di tornare indietro di 500 anni, di assistere al lavoro incessante dei pittori, quasi Tiziano e Paolo Veronese sfilassero davanti ai miei occhi e alla mia cervicale indolenzita.Oppure mi immaginavo di assistere ad uno sciame di dame elegantissime e bellissime che si stavano recando nella Sala degli Scarlatti, anticamera delle feste private del Doge, e mi sembrava quasi di sentire il fruscio delle preziose vesti di broccato e d'oro ricamate, di pietre preziose.
Poi tornavo fuori e Venezia mi accoglieva con tutta la bellezza del mezzogiorno. Il bacino di San Marco era avvolto nella bruma, oppure splendeva di mille piccole lucine nel pallido sole invernale. Comunque mi beavo di uno degli spettacoli più belli del mondo, che nemmeno sapevo se ero tornata al presente o se stavo ancora proseguendo il mio sogno. Poi, siccome era inverno, spesso un rivolo d'acqua salmastra arrivava a bagnarmi l'orlo dei pantaloni. Allora capivo che la marea stava cambiando e che era meglio allontanarsi dalla piazza e cercarmi un bacaro dove stare all'asciutto e mangiare qualche cicchetto accompagnato da un'ombra de vin.

Per chi si avvicinasse per la prima volta questo a monumento, io consiglio di seguire l'itinerario consigliato dalle guide, di non voler a tutti i costi vedere tutto in un paio d'ore, ma di godersi con calma il susseguirsi di splendori che vi accoglieranno in ogni sala. Magari leggete qualcosa sulla storia di Venezia, basta andare sul sito dei Musei Civici Veneziani e troverete tante nozioni interessanti.
Il Palazzo Ducale è uno simboli della città di Venezia e l'architettura è uno dei capolavori del gotico veneziano, sorge nell'area monumentale di piazza San Marco, tra la Piazzetta e il Molo. Antica sede del Doge e delle magistrature veneziane, ne ha seguito la storia, dagli albori sino alla caduta: visitarlo sarà come fare un salto nella storia e rendersi conto di cosa sia stata la grandezza, anche politica, della Serenissima Repubblica di San Marco.