


Pare che a Milano, nel XIX secolo, si cominciò a tirare qualcosa di diverso: minuscoli dischetti di carta bianca che al minimo refolo di vento si sollevavano in aria, come se una nevicata ricoprisse i carri che sfilavano. La geniale trovata si deve, secondo la leggenda, all'inventiva dell'ingegner Enrico Mangili di Crescenzago che iniziò a commercializzare come coriandoli i cerchi di carta di scarto, ricavati dalle carte traforate utilizzate in sericoltura per l'allevamento dei bachi da seta.
I coriandoli cominciarono ad essere prodotti a livello industriale e non più come materiale di scarto, utilizzando anche carta colorata grazie anche all'invenzione dell'ingegnere Ettore Fenderl: secondo un racconto da lui stesso riferito (e riportato anche in un'intervista alla radio Rai del 1957), per festeggiare il Carnevale di Trieste del 1866 avrebbe ritagliato dei triangolini di carta in quanto non aveva il denaro per comprare i confetti di gesso allora in uso.
Oggi i coriandoli sono la gioia di tanti bimbi che li lanciano durante le sfilate di carri tipiche del carnevale, ma vengono usati, più in generale, per sottolineare il carattere festoso di particolari avvenimenti.
