La mia vita è cambiata da quando sono diventata mamma... Allora mi sono detta: "deve cambiare anche il mio blog!". E questo è quello che ne è saltato fuori!

domenica 16 settembre 2007

UN ANNO DALLA MORTE DI ORIANA FALLACI. PER NON DIMENTICARE

Un anno fa il mondo diceva addio ad una delle più grandi scrittrici del secolo scorso: una donna coraggiosa, fedele a se stessa e con la forza di sostenere le proprie idee, sempre, con vigore. Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929, Firenze, 15 settembre 2006) era la prima di tre sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici. Il padre fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia, a soli 10 anni, nella resistenza con compiti di vedetta. La giovane Oriana si unì così al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste, ed in seguito rilasciato. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette un riconoscimento d'onore dall'Esercito italiano.
Terminata la guerra, la Fallaci iniziò la carriera giornalistica esortata dallo zio, Bruno Fallaci, grande penna e direttore di settimanali. Lavorò prima come collaboratrice per quotidiani locali e poi come inviata speciale per L'Europeo.
Nel 1965 Oriana Fallaci dedicò al padre il libro Se il sole muore in cui descrisse i preparativi per lo sbarco americano sulla Luna.
Nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra per l'Europeo in Vietnam. Ritornerà nel paese dell'Indocina 12 volte in 7 anni raccontando la guerra senza fare sconti né ai Vietcong ne agli americani, documentando menzogne e atrocità, ma anche gli eroismi e l'umanità di un conflitto che lei stessa definì una sanguinosa follia. Le esperienze di un anno di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969.
Il 2 ottobre 1968, alla vigilia delle Olimpiadi di Città del Messico, durante una manifestazione di protesta degli studenti universitari messicani contro l'occupazione militare del Campus, oggi ricordata come il massacro di Tlateloco, la Fallaci rimase ferita. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la giornalista fu creduta morta e portata in obitorio: solo allora un prete si accorse che era ancora viva. La Fallaci definì la strage come «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».

Come corrispondente di guerra seguì anche i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in
Medio Oriente.
Nel 1969 il comandante dell'Apollo 12, Pete Conrad, alla vigilia del lancio, incontrò la Fallaci e chiederle un consiglio riguardo la frase da usare al momento di mettere piede sulla Luna. Poiché Amstrong aveva detto: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», la scrittrice consigliò, dato la bassa statura di Conrad, la frase: «Sarà stato un piccolo passo per Neil, ma per me è stato proprio lungo». Il comandante, che portò con sé sulla Luna una foto di Oriana bambina con la madre, disse proprio questa frase una volta giunto sul satellite.
Il 21 agosto 1973 la giornalista fiorentina conobbe Alekos Panagulis, leader della Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli. Si incontrarono il giorno che lui uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte
di lui, avvenuta in un apparente incidente stradale il 1 maggio 1976. La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1978.
Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborarono alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del
poeta.
Lo stesso anno uscì il primo libro di Oriana Fallaci diverso dall'inchiesta giornalistica, Lettera a un bambino mai nato. Fu il primo grande successo editoriale della scrittrice e vendette 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo.
All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Tra i personaggi intervistati dalla Fallaci: Re
Husayn di Giordania, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Yasser Arafat, Mohammed Reza Pahlavi, Henry Kissinger, Indira Gandhi, Golda Meir, Muammar Gheddafi e l'Ayatollah Khomeini (durante l'intervista a quest'ultimo,
la Fallaci lo apostrofò come tiranno e si tolse il chador che era stata costretta ad indossare per essere ammessa alla sua presenza).
Consegnandole la laurea honoris causa in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago, la definì «uno degli autori più letti ed amati del mondo». Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici, tra cui: New Republic, New York Times, Life, The Washington Post, Look, Der Stern e il Corriere della sera.
Nel 1990 uscì il romanzo Insciallah in cui la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con il racconto. Il libro, ambientato tra le truppe italiane inviate dall'ONU a Beirut, si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le caserme americane e francesi che causò 450 morti tra i soldati.
Dopo l'uscita di Insciallah Oriana Fallaci si isolò andando a vivere a New York. Qui iniziò a scrivere un romanzo la cui lavorazione venne interrotta dagli attentati dell'11 settembre 2001.
In questo periodo scoprì di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno».
I suoi libri e articoli sui fatti dell'11 settembre hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica. Attraverso essi la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale minacciata dal fondamentalismo islamico e incapace di difendersi.
La Fallaci riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni dall'immigrazione islamica verso l'Italia, unita a discutibili scelte politiche e all'aumentare di atteggiamenti di reciproca intolleranza, dimostrasse che staremmo assistendo ad un pianificato tentativo del mondo mussulmano di islamizzazione dell'Occidente, istigato e supportato dal Corano e testimoniato da oltre un millennio di conflitti e ostilità tra mussulmani e cristiani, tentativo che dovrebbe inevitabilmente portare ad uno scontro di civiltà.
Nel novembre 2002, alla notizia della presenza del Social Forum Europeo a Firenze, la scrittrice volò in Italia per impedire che la grande manifestazione organizzata dai no-global venisse ospitata nella sua città. Il suo timore era che si potessero ripetere i fatti del G8 di Genova. Incontrò l'allora ministro dell'Interno Pisanu, il segretario DS Fassino e numerose personalità della politica. La Fallaci pubblicò una lettera aperta sul Corriere della sera, nella quale chiese ai fiorentini di listare la città a lutto al passare dei manifestanti.
Il 14 dicembre 2005 Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittore e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».
Dopo aver espresso per tutta la vita opinioni anticlericali e dopo essersi dichiarata "atea-cristiana", dichiarò pubblicamente la sua ammirazione per papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005.
Nel marzo 2005 il quotidiano di Vittorio Feltri, Libero, lanciò una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatore a vita. Vennero raccolte oltre 75.000 firme. Nonostante il successo di adesioni all'iniziativa la proposta non fu accolta. La Fallaci morì il 15 settembre 2006, a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute dovuto al tumore che da anni l'aveva colpita. Aveva deciso di tornare a Firenze, con grande riserbo, per passarvi i suoi ultimi giorni.
È stata sepolta nel cimitero degli Allori, che ospita anche tombe di atei, mussulmani e ebrei, alle porte di Firenze, nella tomba di famiglia accanto ad un ceppo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con lei sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d'Oro (premio che la Fallaci non ha mai vinto), donatole da Franco Zeffirelli.
Larga parte del suo grande patrimonio librario è stato donato, insieme ad altri cimeli, come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense, il cui rettore, monsignor Fisichella, fu amico della scrittrice e le stette vicino in punto di morte. Nell'annunciare la donazione Fisichella ha definito questo come l'ultimo regalo a papa Benedetto XVI per il quale la scrittrice nutriva «una autentica venerazione».

Ieri a Milano, A Palazzo Litta, è stata inaugurata la mostra «Intervista con la storia», che durerà fino al 30 novembre, poi andrà a Firenze e a Roma, al Vittoriano; nella città natale sono stati deposti cuscini di rose della Regione sulla sua tomba al Cimitero evangelico e il Comune si è infine deciso, dopo parecchio pressing a opera dei giornali fiorentini, ad annunciare che le sarà intitolata una via.
Come ha scritto acutamente sulla Stampa Carla Reschia, Oriana Fallaci troverebbe di certo qualche commento aguzzo per il coro dei tributi in onore della sua memoria che fin dall'altro giorno il vice premier e ministro ai Beni culturali, Francesco Rutelli, si è premurato di avviare affermando che la giornalista e scrittrice deve essere ricordata «senza tentennamenti», perché, «l’idea per cui per onorare un intellettuale, un'artista, una scrittrice, una figura della cultura, ci debba essere condivisione del suo messaggio appartiene alla preistoria».
Ecco, io vorrei aggiungere il mio pensiero: io sono felice che Oriana sia stata celebrata e ricordata, certamente andrò a vedere la mostra, ho colto l'opportunità di acquistare i suoi romanzi che ancora non avevo, dal momento che ho trovato in libreria delle edizioni economiche convenienti e ho cominciato a leggere Un uomo: è il mio piccolo modo per ricordare una donna che ha avuto la forza di mettere nero su bianco ciò che molti pensano e pochi hanno il coraggio di dire.

Io la Fallaci l'ho sempre ammirata, al liceo lessi Lettera a un bambino mai nato e rimasi sconcertata dai suoi toni crudi, eppure così reali: la sua scrittura ti possedeva, ti scuoteva l'anima, ma dovevi andare avanti, finirlo quel libro. Dopo l'11 settembre, l'ho amata. L'ho amata per il modo in cui ha scosso le coscienze intorpidite di tutti noi: benpensanti, finti buonisti, borghesi. L'ho amata per il coraggio con cui ha affrontato la malattia, per il suo amore fortissimo per la vita: credo che questa sia la lezione più bella che ci ha lasciato. L'ho amata per la sua dignità, perché era una vera signora, anche se usava toni talvolta violenti non era mai volgare, semplicemente era vera, sincera fino alla crudeltà, e per questo ci vuole coraggio.

Per tutto questo, per l'amore per la libertà che ci hai trasmesso, per molto altro ancora, per tutto quello che scoprirò leggendo gli altri tuoi libri, non posso aggiungere altro che: GRAZIE ORIANA!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Conoscevo la figura della Fallaci come coraggiosa e onesta inviata di guerra perchè spesso tratteggiata dal Grande Igor Man. Ma devo ammettere che nulla sapevo del suo impegno partigiano, dell'amicizia con Pasolini o dell'incontro con Khomeini.
Sono contento di aver letto il tuo post MariCri, però lasciami dire che la figura della Fallaci, almeno degli ultimi anni, mi è alquanto aliena se non antipatica.
Non riesco a capire la sua chiusura pressochè totale. Non pretendo di conoscerne il perchè ma la sensazione è che fosse provocazione.
Provocazione di una persona dalla grande cultura. Ma destinata a un "pubblico" che ne ha preso solo ciò che piaceva e voleva. Di quello che gli altri facevano e pensavano con le sue parole, la Fallaci non ne ha colpa.
Oppure non era provocazione, allora penso che fomentare odio e chiusure porti solamente ad altro odio e chiusure.
Massimo
ps: comunque sappi che leggere il tuo post mi ha fatto voglia di comprare i libri della Fallaci! Cosa per me impensabile fino a stamattina!

MariCri ha detto...

Ciao Massimo, intanto grazie! Il complimento più bello per chi cerca di fare recensioni è sapere che ha invogliato qualcuno a comprare dei libri.
Per quanto riguarda la Fallaci, io condivido la tua prima ipotesi, credo che lei provocasse, perchè ci svegliassimo, perchè avessimo un po' del suo orgoglio di appartenere a questo Paese, a questa cultura. E come al solito, i finti buonisti e certi politicanti le sono saltati alla gola, hanno fatto scempio dei valori che le sue parole trasmettevano. No, secondo me non si tratta di fomentare l'odio cercare di farci capire che non dobbiamo essere schiavi di un pensiero che non ci appartiene, almeno da questo punto di vista, credo di aver ben compreso il messaggio che Oriana ci ha lasciato.

giulia ha detto...

lei è uno dei miei punti di riferimento. i suoi reportage sono emozionanti, ti sembra di essere accanto a lei!

Anonimo ha detto...

La grandezza di Oriana è nel suo stile inconfondibile, l'immensità di Oriana è l'essera riuscita ad essere una donna libera, non inquadrabile politicamente, nè di destra nè di sinistra. Un'atea che ha difeso le radici ed i valori cristiano-cattolici in quanto parte integrante della sua, della nostra cultura occidentale. Quasi tutti noi ragioniamo secondo regole grette che ci portano a giudicare spesso influenzati dall'orientamento politico dell'interlocutore. tant'è che Oriana è stata prima osannata dalla sinistra, poi demonizzata... Oriana era oltre, per la sua visione oggettiva e lucida della storia che ha vissuto, senza condizionamento esterno alcuno. Non entro nel merito dell'Eurabia, l'ultima sua battaglia, ma mi limito a direche tutti noi "occidentali" dovremmo essere ispirati dalla sua stessa RABBIA e dal suo ORGOGLIO per contrastare qualsiasi tipo di estremismo. Brava Oriana, e grazie per quello che ci hai lasciato.
Adamo