La mia vita è cambiata da quando sono diventata mamma... Allora mi sono detta: "deve cambiare anche il mio blog!". E questo è quello che ne è saltato fuori!

lunedì 20 agosto 2007

VA PENSIERO. NABUCCO ALL'ARENA

Bellissima e calda serata di agosto all'Arena di Verona. Pioggia scongiurata e la solita fila interminabile per l’ingresso alle gradinate non numerate, ma affluenza di pubblico non eccessivamente pressante.
Dopo la Traviata, da vera melomane torno ad appollaiarmi sulle gradinate dell'anfiteatro per gustarmi il Nabucco, l'opera che Giuseppe Verdi scrisse appositamente per per la voce di sua moglie Giuseppina Strepponi, che rivive nella magica atmosfera dell'Arena. L'orchestra si presenta in ottima forma, diretta magistralmente da Daniel Oren (che non si smentisce mai e spicca numerosi saltelli sul podio) e splendidamente e la messa in scena si avvale di un Leo Nucci in grande forma ancora sorprendente per vocalità e sonorità qualitativamente ottime, con la sua bella voce ormai da tempo plasmata perfettamente per interpretare i “pesanti” ruoli verdiani.
Curiosità attorno all’Abigaille di Susan Neves, che all’apparire in scena faceva sperare in una gran qualità vocale. Invece, la cantante ha dato molto all’inizio, ma è andata appannandosi man mano che il ruolo pretendeva una vocalità incalzante. Bello il colore della voce, ma il controllo dell’emissione era modesto e l’impeto della cabaletta “Salgo già del trono aurato” si era già appiattito nel cantabile che la precede. Un vero peccato, perché dal Soprano, di considerevole stazza sia fisica che vocale, ci si aspettava molto di più.
D'obbligo menzionare le capacita e la qualità del Coro, diretto da Marco Faelli, che ha eseguito anche l’immancabile bis del “Va pensiero”.
Sobrie (del resto non previste nell’Opera) le coreografie di Maria Grazia Garofoli con il Corpo di Ballo dell'Arena di Verona, altrettanto sobri i costumi di Denis Krief, autore anche delle scene e della regia.
Davvero particolare la scenografia (è la stagione delle scenografie insolite all'Arena!): un misto tra il futuristico della bassa torre dorata sulla destra della scena, simbolo del potere di Nabucco, ma anche prigione del sovrano nel terzo atto, e la “Bauhaus” di un doppio “tempio-gabbia”, destinato agli ebrei, con annesso crollo rovinoso (ed alquanto polveroso), nel primo atto, dei libri sacri, veri e propri “mattoni” del Tempio di Gerusalemme. Le luci sono state determinanti nel dare un senso di continuità e coerenza alla scena.
Nella regia, sempre di Krief, il richiamo al regime nazista, accostato all'imperialismo di Nabucco (perfino nel passo dell'oca usato dalle sue truppe in scena), era lampante, ma non particolarmente coinvolgente.
La regia del Krief, in definitiva, sia pur facendo egli entrare in scena Nabucco a cavallo, provocando i suddetti crolli e facendo inerpicare pericolosamente il coro dentro le “gabbie” del Tempio, non ha provocato particolari emozioni e tutto lo spettacolo è stato permeato da quel senso di routine che ha appiattito la rappresentazione.


Un Nabucco dal quale ci si aspettava moltissimo, ma che, sia pur nell’alta qualità complessiva mantenuta, ha “inciampato” nella consuetudine ormai forzata della ricerca dello “spettacolo” e dell' "insolito" a tutti i costi, a discapito della resa complessiva della messa in scena.

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